La Salustia, libretto, Napoli, 1731

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Logge imperiali. MARZIANO, CLAUDIO, indi GIULIA
 
 MARZIANO
 Vedi amico ove giunge
 di rea donna, e crudel, l'empio desire?
 CLAUDIO
 Dovrà dunque soffrire
500Salustia un sì gran torto? E Marziano
 non lo vendicherà?
 MARZIANO
                                      Questi è l'arcano,
 che a te svelar vogl'io.
 CLAUDIO
                                          Parla: mi unisce
 a te lunga amistà.
 MARZIANO
                                   Mi sei fedele?
 CLAUDIO
 Richiesta che m'offende.
 MARZIANO
505Or saper dei, che all'empia Giulia, a quella...
 CLAUDIO
 Taci, ch'ella a noi vien: mutiam favella.
 MARZIANO
 Augusta, onor del Tebro, amor di Roma. (Viene Giulia)
 GIULIA
 Duce, non sei nel campo? in Roma forse
 ti richiama la figlia?
 MARZIANO
510Non è più figlia mia, chi a te fu ingrata.
 Rispettar la superba in te dovea
 la sua benefattrice e la sua Augusta.
 La man che la punisce è troppo giusta.
 GIULIA
 O degno genitor di miglior figlia!
515Se dell'ingrata in seno
 un'alma si chiudesse a te simile,
 or non sarei costretta
 a deporla dal grado ov'io la posi,
 a toglierli dal crin l'aureo diadema;
520ed in grado servil far, che il Tarpeo
 ove Augusta imperò la vegga ancella.
 E più farei, ma il padre...
 MARZIANO
                                                 Eh! più che padre,
 son io fedel vassallo!
 E lieve a me rassembra
525ogni più acerba pena, a un sì gran fallo.
 GIULIA
 O degno, d'Alessandro
 più che suddito, amico! ove si vide,
 chi fin la propria figlia
 per non mancare al suo dover, condanni?
530Duce troppo fedel!
 CLAUDIO
                                     (Quanto t'inganni).
 GIULIA
 Vorrei del figlio al fianco
 così tutti mirar, vassalli e amici.
 MARZIANO
 Contro i Parti nemici
 andrò duce e guerriero,
535pur che l'augusta Giulia
 del mio Cesare al voto aggiunga il suo.
 CLAUDIO
 Me pur Cesare elesse
 duce de' suoi custodi:
 il grado io non accetto,
540se d'Augusta il voler non vi concorre.
 GIULIA
 Ambo mi siete amici: ambo confermo
 nel meritato onore;
 ma per te Marziano
 distinto in me sarà sempre l'amore.
 
545   Odio di figlia altera
 l'ambizioso core;
 amo del genitore
 la bella fedeltà.
 
    Per lei sdegnata e fiera,
550per te son tutt'affetto:
 perché tu serbi in petto
 quel cor, che lei non ha!
 
 SCENA II
 
 MARZIANO, CLAUDIO e poi ALBINA in disparte
 
 MARZIANO
 Qual m'infinsi vedesti?
 CLAUDIO
                                              E ne stupii.
 ALBINA
 (Qui l'infedel!)
 MARZIANO
                               Per più celar le trame
555tradii me stesso, e condannai la figlia.
 ALBINA
 (Vo' sorprenderlo solo).
 CLAUDIO
 Sul labro a Marziano
 Giulia trovò l'eroe, ma non il padre.
 Svelami or ciò, che per la gran vendetta
560hai nel pensiero accolto.
 MARZIANO
 Tutto or ti scopro.
 ALBINA
                                   (Ed io qui tutto ascolto).
 MARZIANO
 Sul tramontar del giorno
 forte stuolo d'armati
 per via secreta introdurrò. Le stanze
565occuperò di Giulia:
 tu a cui commessa è la custodia interna,
 con tuoi m'assisti.
 CLAUDIO
                                    E ben sperar lo puoi:
 dal favor di Salustia ottenni il grado.
 L'altera Giulia aborro,
570donna odiosa al popolo, al Senato.
 ALBINA
 (Trame funeste!)
 CLAUDIO
                                   E pria che cada il giorno,
 ella forse cadrà, senza che n'abbia
 il tuo braccio l'onor.
 MARZIANO
                                       Come?
 CLAUDIO
                                                       Valerio,
 il primier fra' ministri
575de la mensa real, ne' primi sorsi
 le porgerà il veleno.
 MARZIANO
                                       E sei sicuro
 della sua fé?
 CLAUDIO
                          Non dubitar.
 MARZIANO
                                                    Pavento:
 chi sa? costui scoprisse il tradimento!
 CLAUDIO
 Egli anche Giulia aborre.
580Ma se al gran colpo mai,
 si opponesse il destin; se mai tradito
 da Valerio fuss'io;
 tu non temer: sovra di me la pena
 tutta farò cader.
 MARZIANO
                                Ch'io tema o Claudio!
585Non ha per me la morte,
 non ha se ancor nol sai
 orror che mi spaventi!
 E sempre in me vedrai,
 o estinto o vendicato,
590d'un'eroica fortezza il petto armato.
 
    Talor di fiume altero
 torbida cresce l'onda;
 radendo poi la sponda
 va lento e chiaro al mar;
595Ma nel suo variar
 sempr'è l'istesso!
 
    Così se vendicato
 sarò, se in braccio a morte,
 sempre in quest'alma forte,
600l'istesso eroe vedrai
 che vedi adesso!
 
 SCENA III
 
 CLAUDIO ed ALBINA
 
 CLAUDIO
 Amistà che non puoi!
 ALBINA
 Claudio, mi riconosci?
 CLAUDIO
                                            O che importuna!
 ALBINA
 Son quella, o pur di nuovo
605ti scordasti l'idea del mio sembiante?
 CLAUDIO
 Lasciami in pace Albina.
 ALBINA
 Il mio tradito amor non lo consente.
 CLAUDIO
 Fuor di tempo ei ti guida.
 ALBINA
 Voglio che tu risolva anima infida;
610dimmi se nuovo affetto
 spense la fiamma antica;
 ma sappi che se amante
 mi sprezzerai, mi troverai nemica.
 CLAUDIO
 Nemica?
 ALBINA
                    Sì, nemica, ti confondi?
 CLAUDIO
615E che far mi potrai,
 folle che sei?
 ALBINA
                           Tanto non so: rispondi!
 CLAUDIO
 Vuoi ch'io di te paventi?
 ALBINA
                                               Un'altra volta?
 Rispondi pur.
 CLAUDIO
                             Vuoi ch'io rispondi? Ascolta.
 Claudio nel suo pensier fisso e costante,
620non ti teme nemica, e t'odia amante.
 A dir più non mi resta.
 Albina addio: la mia risposta è questa.
 
 SCENA IV
 
 ALBINA
 
 ALBINA
 Va' pur; so le tue trame.
 Ho in man la mia vendetta;
625sei perduto se parlo; e parlar deggio,
 vilipesa e schernita.
 Giulia il saprà... Che penso?
 Io di Salustia il padre esporre a morte?
 No, no; ad essa si scopra il tradimento.
630Ella ne avrà contento,
 ed io vantaggio. A mio dispetto ancora
 amo l'ingannator. Sorte crudele!
 Deh! perché non lo rendi a me fedele?
 
    Se tu accendessi Amore
635di nuovo il primo foco
 in quell'infido core,
 per te sarebbe poco,
 molto saria per me.
 
    Ma tu con me crudele,
640godi in mirar tradita
 quest'alma mia fedele,
 schernita la mia fé.
 
 SCENA V
 
 Sala apparecchiata per convito. SALUSTIA in abito servile con seguito dei ministri che vanno imbandendo la mensa. Poi ALBINA
 
 SALUSTIA
 Servi, a la ricca mensa in vasi d'oro
 recate i cibi eletti:
645coronate le tazze, e ardete intorno
 odorosi profumi.
 Eccomi a voi compagna, ove poc'anzi
 sedea sovrana, e pur lo soffro in pace.
 ALBINA
 Mia Salustia, talor che l'innocenza
650dispera aver conforto, allora il trova.
 SALUSTIA
 Ah! qual poter v'è mai, che sia più forte
 di Giulia e del suo sdegno?
 ALBINA
                                                    Amore e morte.
 SALUSTIA
 Qual morte? quale amor?
 ALBINA
                                                 Quello del padre
 che tutto porrà in opra, e tosco e ferro.
 SALUSTIA
655Tosco e ferro! Che fia? Mi trema in petto
 gelida l'alma! Parla.
 Dimmi a chi si prepara
 il ferro e 'l tosco? A Cesare?
 ALBINA
                                                     Da questa
 turba servile allontaniamci o cara,
660onde alcun non ci ascolti.
 SALUSTIA
                                                Oh stelle! O dei!
 Ponno crescere ancor gli affanni miei? (Si ritirano in disparte, indi parte Albina)
 
 SCENA VI
 
 GIULIA, ALESSANDRO, MARZIANO, CLAUDIO e SALUSTIA in disparte
 
 GIULIA
 Vieni o figlio a la mensa; i gravi affari
 sien lungi, e ilarità condisca i cibi.
 ALESSANDRO
 I miei laverà il pianto.
 GIULIA
665Duce, Claudio, qui accanto a noi sedete.
 MARZIANO
 Al sublime favor chino la fronte.
 CLAUDIO
 Benché nol merti, il grande onore abbraccio.
 MARZIANO
 Com'è lieta, la vedi?
 CLAUDIO
                                        Io veggo, e taccio.
 GIULIA
 Ma Salustia ritrosa,
670al ministero imposto io qui non veggo.
 SALUSTIA
 Ecco pronta Salustia. Eccola: osserva,
 come per te si cangia
 la regina di Roma in umil serva!
 GIULIA
 Nel presente tuo stato
675è vano il rammentar chi fosti allora.
 ALESSANDRO
 E questo, questo ancora
 deggio soffrir? Deh ti rammenta o madre
 che Salustia fu sposa
 del Cesare latino.
 GIULIA
680Eh! che non è più quella: or questa sorte
 abbracciar gli conviene.
 CLAUDIO
                                              (E tu la morte).
 GIULIA
 A me del gran Lieo l'umor più grato
 si rechi, onde dal seno
 certa ne sgombri incognita amarezza.
 MARZIANO
685(Or punita vedrem la sua fierezza).
 SALUSTIA
 Eccomi al gran cimento.
 GIULIA
 Figlio; lungi da te, da l'alma mia (Prende la tazza)
 ogni pena, ogni duolo
 per sempre sia... (Qui vuol bere, e Salustia prende la tazza e la gitta in terra)
 SALUSTIA
                                   Vada la tazza al suolo.
 GIULIA
690Olà! così d'Augusto
 la mensa si rispetta?
 ALESSANDRO
 Qual furor!
 MARZIANO
                        (Figlia incauta!)
 CLAUDIO
                                                        (Addio vendetta).
 GIULIA
 Alessandro che pensi?
 ALESSANDRO
                                           Ah! che facesti.
 SALUSTIA
 Quel che dovea. Da morte
695tolsi costei perché tua madre. Il tosco
 ella in quell'aureo nappo
 bever dovea.
 GIULIA
                           Che ascolto!
 CLAUDIO
                                                   (Ah! come il seppe?)
 GIULIA
 A me tosco! a me morte! Ah! da qual mano
 esce il colpo crudel? Tu che mi salvi,
700svelami il traditor: da un'altra morte,
 che il timor mi cagiona or mi difendi;
 se il reo m'occulti, il beneficio offendi.
 SALUSTIA
 (Or che Giulia salvai, salvisi il padre).
 GIULIA
 Parla Salustia, e attendi
705da me, ciò che più brami.
 SALUSTIA
 Ciò che più bramo è che nel cor sepolto
 mi resti il grand'arcano.
 Parlai, non chiesta: tacerò costretta.
 E il mio forte silenzio
710sarà giustizia, e 'l crederai vendetta.
 GIULIA
 Non aspettar ch'io scenda
 dopo il comando alla viltà de' prieghi.
 A forza parlerai.
 SALUSTIA
 M'insulti ancora? Ti lusinghi forse
715che fu pietà la mia
 il salvarti, o crudel? Fu di me stessa
 un estremo dover. Che s'io potessi
 senza oscurar la gloria mia svenarti,
 invendicati ora gli affronti miei
720forse non mirerei.
 GIULIA
 Come? tanta baldanza?
 MARZIANO
 Così rispondi, temeraria, ingrata!
 a chi ti fé regina? a chi compagna
 d'Alessandro ti rese?
 SALUSTIA
725Pria mi beneficò, ma poi m'offese.
 MARZIANO
 Mai non offende Augusta:
 ma sia, che ti offendesse,
 rammentarti tu dei, che mille furo
 i benefizi ed una sol l'offesa.
 SALUSTIA
730Solo una colpa in alma eccelsa e grande
 copre d'eterno oblio
 mille d'alta virtude opre ammirande!
 GIULIA
 Dunque degli alti onori
 che da me ricevesti
735più non serbi memoria?
 SALUSTIA
                                               La memoria
 de' più gran benefici
 si disperde, e cancella
 fra l'orror d'una offesa,
 che cangia una regina in vile ancella.
 ALESSANDRO
740Ah! cessino le gare.
 Parla Salustia, e salvami la madre.
 SALUSTIA
 La madre ti salvai, più dir non posso.
 GIULIA
 O silenzio protervo!
 Tutto per te si fa mio rischio; io temo
745de' miei più cari; temo
 de' ministri e custodi
 e Marziano, e quanto penso e miro;
 che più? Nel mio periglio
 m'è oggetto di spavento ancora il figlio!
 MARZIANO
750Su favella ostinata,
 mia vergogna e rossor, che fai? che tardi?
 e taci ancor? né parli? a che mi guardi?
 SALUSTIA
 Ah! padre! Ah genitor! Troppo pretendi
 oggi da me! Sono innocente, e vuole
755il mio fiero destin ch'io sembri rea!
 È delitto il silenzio: il grande arcano
 lo sanno i numi se poss'io svelarlo,
 onde pensa ch'io sono
 delinquente se taccio, e rea se parlo!
 GIULIA
760Morrai dunque superba.
 SALUSTIA
                                                Io non pavento
 il tuo furor, donna crudel. Lo sposo
 mi togliesti; la vita
 toglimi ancora or ch'io salvai la tua;
 trionfa pur sovra la mia ruina,
765che tu sempre sarai
 di Roma la tiranna, io l'eroina!
 ALESSANDRO
 Salustia, al mio cospetto,
 piacciati con la madre
 parlar con men d'orgoglio e più rispetto.
 SALUSTIA
770Con più rispetto a Giulia io favellava
 allorché Giulia fu pietosa e giusta,
 pien d'orgoglio or favello a Giulia ingiusta.
 GIULIA
 Figlio, questo è soverchio; a le mie stanze
 conducetela o fidi; ivi dal petto
775a forza ti trarrò l'alma o l'arcano.
 SALUSTIA
 Quello il poi far; questo lo speri invano.
 MARZIANO
 Avrai pena condegna
 all'ostinato tuo silenzio, indegna.
 SALUSTIA
 
    Tu m'insulti? Non pavento.
780Tu mi sgridi? Non m'affanna.
 Padre ingiusto, empia tiranna,
 chiedo sdegno e non pietà.
 
    Chi mi serba al mio tormento
 no, con me non è pietoso:
785tutto spero il mio riposo
 dalla vostra crudeltà.
 
 SCENA VII
 
 GIULIA, ALESSANDRO, MARZIANO e CLAUDIO
 
 GIULIA
 Ah! figlio! Udisti? Io dunque
 mi vedrò da costei
 vilipesa e schernita?
 MARZIANO
790S'ella non scopre il reo, perda la vita.
 GIULIA
 Marziano, ora è tempo
 che d'Alessandro alla tradita madre
 porga la tua gran fé soccorso e aita.
 Scordati d'esser padre:
795t'attendo a le mie stanze, ivi da l'empia
 sia tua cura ritrar del tradimento
 l'infame autor.
 MARZIANO
                              Se l'opra mia non basta
 a far ch'ella discopra il traditore,
 io di mia man, dal seno
800gli trarrò l'empio core!
 In me t'affida eccelsa Augusta, e spera.
 GIULIA
 Tema in alma real quanto sei fiera!
 ALESSANDRO
 Ah! Claudio, ah Marziano!
 Per riacquistar la sposa
805ecco aperta la via. Parli Salustia.
 Si placherà la madre, e lieto io sono.
 CLAUDIO
 Io tutto m'abbandono
 per salvar l'onor mio
 alla paterna autorità, che parli
810alfine io sperar voglio.
 MARZIANO
 Non parlerà; Salustia è più che scoglio
 dal mar battuto, e più che rupe al vento.
 ALESSANDRO
 Numi eterni, pietà del mio tormento.
 
    Giacché gl'affanni miei
815mirar vi piace, o dei,
 non mi affliggete almeno
 con tanta crudeltà.
 
    Che l'alma mia nel seno
 per tanta tirannia
820non ha più sofferenza,
 virtude più non ha.
 
 SCENA VIII
 
 MARZIANO, CLAUDIO, indi ALBINA
 
 MARZIANO
 Ci fu avversa la sorte
 nel primo colpo!
 CLAUDIO
                                 E come
 a Salustia fu noto il mio disegno?
 MARZIANO
825Amico, io non saprei.
 Segua il resto dell'opra; in poter nostro
 abbiam Giulia e la reggia;
 io verrò ad assalirla.
 CLAUDIO
                                        Io da ogni parte
 le chiuderò lo scampo e la difesa.
 MARZIANO
830Regga il destin la ben guidata impresa.
 CLAUDIO
 Sapessi almen chi svela
 l'infelici mie trame!
 ALBINA
 Claudio! qual turbamento
 ti veggo in fronte?
 CLAUDIO
                                    Il sol vedere Albina
835me n'empie il seno, e me ne ingombra il volto.
 ALBINA
 Eh! con occhio sì avverso
 so che tu non mi guardi. Alfin non sono
 donna odiosa al popolo e al Senato,
 che col ferro m'insidi o col veleno.
 CLAUDIO
840(Qual favellar).
 ALBINA
                               Del mio infelice amore
 a Claudio io più non parlo. Al degno amante
 de la gloria e di Roma,
 al nemico di Giulia
 opre grandi rammento e illustri imprese.
 CLAUDIO
845(Ah! purtroppo a costei tutto è palese).
 ALBINA
 Misero! sei tradito.
 CLAUDIO
 Cieli! e da chi?
 ALBINA
                               Brami saperlo?
 CLAUDIO
                                                             Albina,
 deh! se pur m'ami...
 ALBINA
                                        Or quell'amore invochi
 che tu tradisti? e quell'Albina or prieghi,
850che ti colma d'orror solo in vederla?
 CLAUDIO
 I rimproveri tuoi son giusti o bella:
 ma dimmi il traditor.
 ALBINA
                                          Di Giulia al trono
 ei portava l'accusa, io lo trattenni.
 CLAUDIO
 Quanto ti deggio!
 ALBINA
                                   Or più farò: al tuo aspetto
855condurrò l'infedele, e a la sua pena.
 CLAUDIO
 Ed io farò ch'ei cada
 sotto la mia vendicatrice spada:
 Albina, a te dovrò la mia vendetta.
 ALBINA
 Vanne all'auguste terme, e là mi aspetta. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CLAUDIO
 
 CLAUDIO
860Cieli! qual turbamento
 m'agita, mi confonde! Ah! se scoverto
 è il tradimento, il precipizio è certo.
 Per l'amico già immerso
 entro immensa vorago, io già mi veggo!
865Che farò? che risolvo? Ah! sommi dei,
 voi l'alta impresa per pietà guidate,
 voi, che vincere il tutto avete in uso,
 ch'io già mi veggo in mia ragion confuso.
 
    Parmi, che il cielo
870d'oscuro velo
 per me si copra!
 Che la gran frode
 omai si scopra!
 Ah! già in me sento
875del tradimento
 tutto l'orror!
 
    Abbandonato
 nel gran successo
 son dal mio fato:
880son tutt'oppresso
 dal mio dolor.
 
 SCENA X
 
 Sala reggia con trono.
 
 GIULIA, poi MARZIANO ed ALESSANDRO
 
 GIULIA
 Numi, le di cui leggi
 osservar sempre, e venerar mi piacque,
 voi nel misero stato e nel periglio
885in cui mi veggo, aita
 pietosi a me porgete, o almen consiglio!
 MARZIANO
 (Ecco l'empia tiranna!
 Questi è il tempo: qui solo e inosservato
 qual miglior luogo a vendicarmi aspetto?)
890Ora l'alma dal petto (Cava la spada)
 con questo brando...
 ALESSANDRO
                                        Duce!
 a qual uso quel ferro?
 MARZIANO
                                          Appunto o sire,
 giungesti a rimirar la mia fortezza!
 GIULIA
 Numi, che fia!
 MARZIANO
                              Già che d'un'empia figlia
895l'ostinato tacer, nel cor d'Augusta
 rende sospetta la mia pura fede,
 voglio al real suo piede
 l'alma spirar: perché nel suo periglio
 abbia meno un oggetto
900di cui temer.
 GIULIA
                           Prence ti ferma; al fianco
 riponi il brando; troppo
 la tua fede m'è nota
 perch'io possa temerne. Ah! figlio, priega
 gli alti numi immortali
905che tutti i tuoi vassalli
 sien nella fede a Marziano eguali.
 ALESSANDRO
 A me troppo è palese
 il suo zelo, il suo amor.
 MARZIANO
                                            Fedel mi rese
 sempre la tua virtù! Come finora
910vissi, signor, vorrei morire ancora.
 GIULIA
 No, senza la tua vita
 mal sicura è la mia. Qui, del tuo zelo
 esiger vo' l'ultima prova. Olà! (Ad una guardia)
 Venga Salustia. Figlio: Marziano,
915benché padre, vogl'io
 che qui davanti a noi
 interroghi la figlia; ond'è che celi
 il traditor, che la mia vita insidia:
 con prieghi, con minacce e con lusinghe
920d'indurla procuriam che parli; e quando
 di svelar non risolva
 il traditor, lui la condanni o assolva.
 MARZIANO
 Augusta, ah come...
 GIULIA
                                      Taci.
 Ella già vien. (Vanno a sedere sul trono Alessandro e Giulia)
 MARZIANO
                            (Giorno per me funesto!)
 ALESSANDRO
925Parlasse oddio!
 MARZIANO
                               (Che gran cimento è questo!) (Va a sedere accanto al trono)
 
 SCENA XI
 
 SALUSTIA e detti
 
 SALUSTIA
 (Cieli che veggo!) L'empia
 nel trono ov'io regnai, siede fastosa!
 E di giudice in atto
 rimiro il padre! Ahi vista tormentosa! (Qui s’avanza verso il trono)
930Dalla liberatrice
 della madre d'Augusto
 che mai si chiede?
 GIULIA
                                     Che del suo gran core
 renda l'opra compita:
 che scopra il traditore
935che m'insidia la vita.
 Ecco: vedi a qual giudice (Additando Marziano)
 Augusta si rimette.
 SALUSTIA
                                      Al padre!
 GIULIA
                                                          Al padre.
 SALUSTIA
 (Gelo d'orror!)
 MARZIANO
                              Salustia!
 Alza que' lumi; guardami, e ravisa
940chi ti parla! a chi parli!
 Tu, del velen di cui
 celi l'autor, sei già creduta rea;
 parla dunque ostinata, e dall'infamia
 purga il mio sangue e l'onor mio. Che tardi?
945Nuova colpa diventa ogni dimora.
 Parla! L'impone un padre!
 Ma prima di parlar, guardami ancora!
 GIULIA
 E pur siegue a tacer! (A Marziano)
 ALESSANDRO
                                          (Quel volto oddio
 mi svelle il cor dal seno).
 MARZIANO
950Parla!
 SALUSTIA
               Dirò, come di quel veleno
 son io creduta rea,
 se m'opposi a la morte
 che in quello Giulia omai bever dovea?
 Qual giustizia sper'io
955da questo tribunal, dove a la cieca
 si prende il difensor per delinquente,
 e qual rea si condanna una innocente?
 Son rea, perché salvai
 forse la mia nemica?
 MARZIANO
960È Giulia tua nemica?
 SALUSTIA
                                          Ancor nol sai?
 MARZIANO
 Se dunque è tua nemica
 a che salvarla? Il gran pensier mi spiega.
 SALUSTIA
 Perché quella virtude che s'impiega
 a favor de' nemici è più sublime!
965Perché stimai mia gloria
 dalla morte sottrar, chi più m'offende.
 Così al giudice e padre
 questa figlia non rea risposta rende.
 MARZIANO
 Ma tu di questa illustre tua virtude
970par che già sei pentita:
 perché celando il reo, brami e consenti
 che d'Augusta la vita
 sempre in periglio stia. Chi tace il reo,
 approva il tradimento! Il tuo silenzio
975qual discolpa ritrova?
 SALUSTIA
 Ciò che già oprai di mia innocenza è prova.
 Non scopro il reo, perché mi chiude il labro
 un tiranno dovere:
 m'opposi al suo morir, perché non sono
980empia con chi m'offende.
 Così al giudice e padre
 questa figlia non rea discolpa rende.
 MARZIANO
 Colla tua morte o barbara
 sarà punito il tuo silenzio.
 SALUSTIA
                                                  A questa
985volentier m'abbandono
 come rea già convinta, e rea non sono.
 GIULIA
 (S'avanza il mio periglio!)
 Odi Salustia; è di tua mano un dono
 oggi la vita mia: lo veggo, e grata
990esser teco vogl'io. Ecco, al cospetto
 del tuo sposo real giuro e prometto
 di renderti al mio amor. Da questa sede
 ecco, ch'io per te scendo, e fra le braccia (Scende dal trono con Alessandro)
 qual amica ti stringo.
995Che più? di lacerar quel foglio giuro
 che del regno ti priva e dello sposo;
 e renderti a lo sposo, al regno, al soglio:
 svelami il mio  nemico, altro non voglio.
 MARZIANO
 (Forte è l'assalto).
 ALESSANDRO
                                    Sposa, idolo mio,
1000non ostinarti più; svela gl'inganni:
 parla una volta, e togli
 da periglio la madre, e me d'affanni.
 MARZIANO
 Figlia, già che d'un padre
 non curasti finor minacce e prieghi,
1005d'un monarca che t'ama
 piacciati più non irritar la madre.
 SALUSTIA
 E il padre insiste ancor, ch'io parli?
 MARZIANO
                                                                   Il padre!
 Parla. Non più dimora,
 ma pria mi guarda un'altra volta ancora.
 SALUSTIA
1010Ahi sposo! Ahi Giulia! Ahi padre!
 La tua man, l'amor tuo, le tue premure
 tutte fanno al mio cor qualche violenza
 perch'io favelli. A voi
 ostinata rassembro; il so, lo veggio;
1015ma più di quel che dissi, io dir non deggio.
 GIULIA
 Dunque forza non hanno
 a rimoverti, ingrata,
 d'Augusta i doni e i prieghi d'un regnante?
 ALESSANDRO
 (Sposa troppo crudel!)
 MARZIANO
                                            (Figlia costante!)
 GIULIA
1020E taci ancor? Figlio, non più dimora:
 s'ella non scuopre il reo, si sveni, e mora.
 ALESSANDRO
 Ah! madre...
 SALUSTIA
                          No Alessandro,
 giusto è lo sdegno suo; ma la mia sorte
 vuol ch'io non parli, e vada incontro a morte.
 GIULIA
1025E morte avrai, superba.
 MARZIANO
                                              Io di mia mano
 ti trarrò il cor dal seno.
 SALUSTIA
                                            Ah! genitore!
 Deh non combatter più la mia costanza.
 ALESSANDRO
 Ah! no, parla ben mio.
 SALUSTIA
                                            Dissi abastanza.
 ALESSANDRO
 E abandonar mi vuoi?
1030Vuoi morir? vuoi lasciarmi?
 Ah! d'un cor che t'adora...
 SALUSTIA
 Oddio! non tormentarmi:
 sposo, vuole il destin ch'io taccia e mora.
 
    Vado a morir ben mio. (Ad Alessandro)
 
 ALESSANDRO
 
1035No, parla, e vivi o cara.
 
 SALUSTIA
 
 Ah! che non posso oddio!
 
 MARZIANO
 
 A morte ti prepara.
 
 SALUSTIA
 
 Padre, da me che vuoi?
 
 GIULIA
 
 Deh: placa i sdegni tuoi,
1040svelami il traditore.
 
 SALUSTIA
 
 Ah! che non deggio.
 
 MARZIANO
 
                                       Perfida.
 
 SALUSTIA
 
 Barbaro genitore.
 
 MARZIANO
 
 Provi quell'alma audace
 il giusto tuo furor. (A Giulia, a parte)
 
 ALESSANDRO
 
1045Sposa...
 
 SALUSTIA
 
                  Mi lascia in pace.
 
 ALESSANDRO
 
 (Sveller mi sento il cor). (A parte)
 
 GIULIA
 
 Senti...
 
 SALUSTIA
 
                 Si taccia, e mora.
 
 GIULIA
 
 Vorrei strapparti il cor.
 
 SALUSTIA
 
 Ah! chi sofferse ancora
1050più barbaro dolor! (A parte)
 
 ALESSANDRO
 
 Se tu non parli, solo
 io morirò.
 
 SALUSTIA
 
                      (Che pena!)
 
 GIULIA
 
 Di barbara catena
 cinta sarai.
 
 SALUSTIA
 
                        (Che duolo!)
 
 MARZIANO
 
1055Ti lascio a la tua sorte,
 figlia crudel!
 
 SALUSTIA
 
                           (Che morte!)
 
 GIULIA E ALESSANDRO A DUE
 
 (Più cresce il mio timor).
 
 MARZIANO
 
 Mi fa il mirarti orror!
 
 SALUSTIA
 
 Cieli! e pur vivo ancor?
 
 Fine dell’atto secondo